Giudizio o valutazione?
Krishnamurti disse: la forma più alta di intelligenza sta nella capacità di osservare senza giudicare. Soffermiamoci dunque sulla considerazione della differenza tra giudizio e valutazione e sugli effetti possibili che entrambi possono avere sui nostri interlocutori.
Come leaders, comunicatori ed educatori quando diamo feedback o prendiamo decisioni con gli altri, o in cui altri siano coinvolti, è importante essere prima di tutto chiari con sé stessi se ciò che stiamo dando sia un giudizio o una valutazione.
Qual’è innanzittutto la differenza tra i due? Mi viene in mente un esempio: se guardiamo a due fonti di luce differenti, per esempio una candela ed una lampadina a 100 watt, o il sole ed una lampadina, possiamo notare la differenza nella qualità e nell’intensità di luce emessa da entrambe le fonti. Esprimo una valutazione se dico che una fonte è più luminosa dell’altra.
Ciò nasce da una pura e semplice osservazione. Esprimo un giudizio se dico che una fonte è troppo luminosa o che l’altra non è sufficientemente luminosa.
Senza entrare in un ambito piuttosto complesso, in generale un giudizio nasce dalla tendenza dualistica intrinseca in molti di noi, di distinguere ciò che ci piace da ciò che non ci piace, il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, l’intelligente dallo stupido etc. Nasce da un bisogno, a volte inconscio, di avere ragione, di essere e sentirsi nel giusto.
Un’osservazione, o valutazione, nasce da una condizione precisa, ossia quando parliamo e pensiamo da un punto di osservazione che è al di sopra delle nostre istanze personali, che è al di sopra delle parti. Liberarsi da una tendenza dualistica significa essere presenti e riflettere la situazione verso gli altri come se fosse uno specchio, riportando solo ciò che si vede.
Nel mondo della personal performance e della leadership questa condizione è vista come principio essenziale.
Quali sono gli effetti di un giudizio e di un’osservazione/valutazione? *
Molto spesso un giudizio crea uno scollamento, una reazione difensiva o aggressiva nell’interlocutore. La risposta dell’interlocutore sarà reattiva e non propositiva. Risponderà al giudizio e non ai dati. Il giudizio non dà spazio di pensiero libero.
Un’osservazione passata in modo neutrale permette a chi la riceve di valutarla (assess it in inglese), di capire come procedere, dunque di prendere delle decisioni che siano costruttive per entrambi. Passare un’osservazione neutrale al nostro interlocutore significa comunicare efficacemente da una posizione di leadership e di influenza che dà, comunque, all’interlocutore spazio di pensiero e di azione. Significa comunicare senza valenze emotive.
Questo è il significato profondo di leadership.
Ovviamente, la grande sfida stà nell’abilità di comunicare in circostanze negative, quando è necessario sottolineare ciò che manca, ciò che è inaccurato o inefficiente senza aggiungere, con il giudizio, maggiore negatività ad una situazione che è già negativa. In queste circostanze è importante soppesare la propria carica emotiva e verificare le proprie intenzioni.
È importante essere chiari riguardo alle proprie intenzioni. In sostanza, dovremmo sempre chiederci: con quale intenzione dico ciò che dico e comunico?
Buon lavoro, Silvia Latham
* Colgo l’occasione per dire che sarebbe dunque meglio parlare di ‘osservazione’ piuttosto che di valutazione (dall’inglese ‘observation’ anche se sono consapevole che ‘osservazione’ può avere un’accezione negativa in italiano come ‘fare osservazione’...)